24.2.1101
Acela e suo figlio Ugo, di legge bavara e Liuza, moglie di Ugo, di legge longobarda per nascita, donarono all’abate Corrado di Sesto in Sylvis vari immobili situati in Flambro comprendenti case, masserie, vigne, campi, prati, mulini, pascoli e boschi.
1126
Secondo il Blasich questo è l’anno in cui venne per la prima volta citata la Pieve di Flambro.
1170
Si ha notizia di tale Enrico di Flambro.
27.4.1174
Con una bolla emanata da Anagni (FR) il papa Alessandro III confermò al preposito di San Felice e Fortunato di Aquileia i possessi di cui la prepositura era dotata. Fra questi beni vi erano tre mansi a Flambro.
30.7.1180
In tale data a Roma, alla presenza di papa Alessandro II, si pervenne ad una transazione fra i patriarchi di Grado e di Aquileia. A pegno della transazione furono poste le pievi di San Polo di Piave e di Flambro.
1196
È nuovamente citato il paese di Flambro.
1247
In un famoso elenco di pievi friulane, risalente a quell’anno venne citata la pieve di Flambro, appartenente all’arcidiaconato inferiore. È la seconda citazione documentata della pieve di Flambro.
5.7.1258
Corrado e Rodolfo, fratelli di Savorgnano, rinunciarono nelle mani del patriarca di Aquileia, Gregorio di Montelongo, per 200 lire di Piccoli Veneziani, al loro feudo che comprendeva il castello e la villa di Flambro Inferiore; rinunciarono anche a Isernico ed al possesso dominicale di Flambro.
1263
Il Patriarca Gregorio diede in feudo di abitanza la Motta superiore di Flambro a Rapotisso di Pocenia e Marquarduzio di Ragogna, assegnando ad ognuno di loro un reddito di due marche di denari.
1266
In Flambro esisteva un ritratto di Federico qm. Rodolfo II. Tale ritratto esisteva ancora nel 1327 e nel 1385. Probabilmente ci si riferisce al castello di Flambro inferiore.
1275
Asquinio di Varmo e Porzitta d’Attems ebbero in feudo, dalla chiesa aquileiese, un manso in Flambro.
14.6.1278
A tale data risale la prima notizia di un pievano di Flambro. È Martino da Crema, cappellano di Raimondo della Torre, patriarca di Aquileia.
20.3.1286
Alberto, conte di Gorizia, ordinò a Pacio suo gastaldo in Flambro, di non fare alcun atto che riguardasse l’avvocazia di Rivolto e Bicinicco, ceduta da suo padre al capitolo di Cividale, come riuscì a dimostrare Bernardo, decano di quel capitolo.
8.1296
Il patriarca di Aquileia Raimondo della Torre conferì il canonicato di Trento al pievano di Flambro, Napoleone.
1296
Nella valutazione delle decime plebanali fatta in quell’anno si stabilì che il pievano di Flambro doveva pagare 140 lire grosse all’anno, suddivise in due rate.
6.4.1297
Il patriarca Raimondo della Torre diede l’investitura feudale di alcuni beni, fra cui un manso in Flambruzzo ad Ermanno qm. Comoretto di Arensperch.
21.3.1299
I nobili Folcherio di Walsperch e Pacio di Flambro erano gastaldi in Flambro, per conto di Enrico, conte di Gorizia.
1300
Ad Asquinio di Varmo fu confermato il possesso di un maso a Flambro, mentre a Vecellio di Fagagna furono concessi tre masi in feudo retto e legale, dalla chiesa aquileiese. Altri possessi in Flambruzzo furono confermati a vari signori.
19.4.1305
In tale giorno era gastaldo in Flambro tale Carismano di Gorizia. APE Catapano, 19.4
1310
Il conte di Gorizia, capitano generale del Friuli, potenziò le difese del Castellutto facendo allargare le mura e le fossa. Donò quindi una abitanza a Leonardo di Brazzacco. Probabilmente donò anche altre abitanze sempre in funzione di un potenziamento del luogo. A. Lazzarini, Flambro, art. cit.
F. di Manzano, Annali, cit., voL3°, pag.416
11.3.1313
Il conte di Gorizia concesse a Febo ed a Raimondo della Torre il castello di Flambro inferiore, obbligandoli a difendere, nel tempo di guerra, il loro principe in tutto il territorio compreso fra il Tagliamento e l’Isonzo.
19.7.1316
I canonici del capitolo di Aquileia approvarono il rendiconto sui proventi della pieve di Flambro, presentato dal tesoriere Rainaldo della Torre ed affittarono per un anno la metà della pieve stessa a Corrado, al prezzo di 10 marche.
17.1.1319
Pagano Della Torre, Vescovo di Padova ed amministratore del Patriarcato, dopo la morte del patriarca Gastone Della Torre, ordinò che gli venisse presentata una copia del Privilegio (11 marzo 1313) col quale Enrico Conte di Gorizia aveva dato in feudo a Febo e Raimondo Della Torre il castello di Flambro Inferiore e le sue adiacenze.
1320
Il conte Enrico di Gorizia concesse ad Enrico di Prampero l’avvocazia di Lestizza e San Vidotto.
13.2.1330
In una stima effettuata da Giovanni, abbate di Rosazzo, da Guidone, decano di Cividale, da Meglioranza, canonico di Udine e pievano di Variano e da Rainaldo Della Torre, tesoriere del patriarca e pievano di Flambro, si stabilì che la tassazione della pieve ammontasse a 28 marche.
31.3.1332
Rainaldo Della Torre, pievano di Flambro, stilò il suo testamento, con il quale dispose alcuni legati alla chiesa di Flambro.
14.1.1340
Per la prima volta si ha la notizia di un chiericato in Flambro. In quel giorno fu immesso nel possesso di tale beneficio tale Francesco di Vicenza.
1343
Mainardo VII, conte di Gorizia, rinnovò la concessione di Castellutto a Febo Della Torre. Ad esso venivano uniti i villaggi di Rivarotta, Talmassons, Nespoledo, ecc.
27.11.1344
Il conte di Gorizia, Mainardo VII, vendette i castelli di Belgrado e Flambro Inferiore e le gastaldie di Flambro e Codroipo a Valterpertoldo di Spilimbergo, per 2500 ducati.
5.12.1344
Valterpertoldo di Spilimbergo promise di restituire i castelli di Flambro Inferiore e di Belgrado ai conti di Gorizia, quando gli fosse stato reso il denaro sborsato.
31.8.1346
Il Comune di Udine, capeggiato dai Savorgnan, espose i suoi diritti sul Castellutto e su Ariis e scrisse una lettera ad Ermacora Della Torre. Le liti, scoppiate già da qualche anno, dovevano concludersi tragicamente. I Savorgnan, appoggiati dal patriarca Bertrando ed a capo della fazione udinese, si raccolsero infine sotto le mura del Castellutto e pare riuscissero a sconfiggere i torriani. Fatto sta che il castello fu distrutto.
25.1.1348
Un terremoto di forza spaventosa colpì il medio Friuli e danneggiò gran parte dei castelli esistenti. Esso finì per atterrare i resti del Castelletto, che due anni prima era stato distrutto dagli udinesi.
27.5.1350
Le lotte fra la fazione udinese dei Savorgnan e quella dei conti di Gorizia, cui si erano aggregati i Della Torre, continuava. Nel maggio del 1350 gli udinesi riuscirono ad impadronirsi della cortina di Flambro. Il 25 maggio Federico Savorgnan, gastaldo di Udine, ordinò ad Ettore, capitano di Flambro, di distruggere la cortina. L’ordine fu eseguito il 27 dello stesso mese.
Note storico-cronologiche – dal 24.2.1101 al 29.7.1866.
2.6.1351
Ma Flambro ripassò subito in mano ai goriziani, tanto è vero che il conte Enrico promise di mantenere l’ipoteca sul castello di Belgrado e sulla gastaldia di Flambro data da suo fratello Mainardo a Castrone de’ Bardis, la quale famiglia era però in buona relazione con quella dei Savorgnan.
7.3.1354
Gli abitatori di Castellutto giurarono obbedienza e fedeltà ai Conti di Gorizia. Come si vede, anche questo feudo era tornato nelle mani dei conti di Gorizia.
1357
La decima, da pagarsi al patriarca da parte del pievano e del chierico di Flambro, venne stimata in 17 marche di denari.
1363
Il conte Enrico di Gorizia confermò a Febo della Torre l’investitura di Flambro Superiore, mentre il conte Mainardo gli confermò quella di Castellutto.
24.7.1365
Il notaio Giovanni Guglielmo, figlio del notaio Martino, di Flambro, lasciò un maso alla chiesa di Flambro, con l’obbligo di far celebrare una messa all’anno e di tenere illuminato l’altare di San Giacomo, che egli stesso aveva fatto costruire.
16.1.1392
Pietro Camillo della Colonna, pievano di Flambro, affittò i proventi della pieve a tale Pietro Foraboto, per quaranta ducati d’oro all’anno.
22.12.1400
Il papa Bonifacio IX, con breve, concede al pievano di Flambro, Giacomo Gervasio, di assolvere Tristano di Savorgnano, per l’uccisione del patriarca Giovanni di Moravia, imponendogli però alcune penitenze, fra le quali un pellegrinaggio a Madonna di Monte.
2.6.1415
Enrico IV, conte di Gorizia, ricevette a Costanza, dall’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, l’investitura della contea di Gorizia, del palatinato di Carinzia, della contea di Hemburg e della giurisdizione di Flambro.
1455
Il vicario patriarcale effettuò una visita pastorale nella chiesa di Sant’Antonio a San Vidotto.
20.4.1466
Leonardo conte di Gorizia investì di una parte del castello di Castelluto, in feudo retto e legale, Giorgio di Codroipo, cittadino udinese suo fedele, ingiungendogli l’obbligo di prestare il giuramento di fedeltà nelle sue mani.
10.1477
La pianura friulana fu devastata dai turchi. Moltissimi paesi furono incendiati e distrutti. Fra di essi San Vidotto, che da quel momento scomparve e Flambro, in cui vennero massacrati molti abitanti, compreso il vicario don Giuliano.
27.2.1497
Fu stipulata una convenzione, della durata di 12 anni, tra l’Imperatore Massimiliano I e Leonardo, conte di Gorizia, con la quale quest’ultimo cedeva al suddetto Massimiliano i castelli di Cormons, Belgrado, Codroipo, Porto di Latisana e Flambro (Castelletto), coi loro diritti e pertinenze. In compenso Massimiliano cedeva al predetto conte i castelli, con giurisdizione di Vipacco, Traburg, e Mosburg con i loro diritti e pertinenze.
1498
L’imperatore Massimiliano, debitore di circa 68.000 fiorini nei confronti di Giovanni Federico, duca di Sassonia, assegnò a questi, in parziale pagamento della somma suddetta, il dominio delle tre giurisdizioni di Cormons, Belgrado e Castelnuovo, promettendo di concedergli il rimanente territorio goriziano del Friuli dopo la morte del Conte Leonardo.
7.9.1508
Il senato veneto, per i buoni servizi prestati da Girolamo Savorgnan e per risarcirlo delle spese sostenute per la guerra, gli concesse per 8 anni il castello di Belgrado.
19.4.1515
La Repubblica Veneta, prima che scadesse la concessione di otto anni fatta a Girolamo Savorgnan, gli donò il castello di Belgrado con tutta l’annessa giurisdizione. Così Flambro, dipendente da Belgrado, passò alle dipendenze di quella famiglia.
9.9.1515
Il conte Girolamo Savorgnan venne immesso nel possesso della contea di Belgrado.
13.8.1516
È la data della firma dei patti di Noyon con i quali, per ciò che riguarda la contea di Belgrado, si stabilì che essa rimaneva sotto il dominio veneto. I patti furono poi confermati alla dieta di Worms, il 3.5.1521.
17.3.1520
Maestro Giuseppe Gaspare, pittore veneto abitante a Udine, concordò di dipingere la cappella della chiesa di Flambro. Doveva probabilmente trattarsi di un altare laterale.
12.11.1533
In un arbitrato tenutosi a Trento fu stabilito che la contea di Belgrado e la giurisdizione di Flambro Inferiore rimanevano sotto Venezia. È ovvio che il possesso della contea di Belgrado rimase sempre ai Savorgnan, mentre il territorio di Flambruzzo rimase ai di Codroipo, che l’avevano avuto nel 1466.
27.6.1535
Fu stabilito che la Repubblica di Venezia restituisse al duca Federico di Sassonia Belgrado e Castelnuovo con i relativi contadi. Ci si rifà alla concessione fatta al duca nel 1498 da parte di Massimiliano imperatore, del quale ora Venezia veniva a godere i diritti in queste terre. È ovvio che il possesso rimase sempre ai Savorgnan. La controversia rimase e si tentò di ripianarla nel 1563, ma senza esito.
30.3.1536
Per le controversie sorte circa la nomina di Girolamo Savorgnan a pievano di Flambro, il vicario generale del patriarca interdisse l’uso dei sacramenti nella chiesa plebanale.
4.8.1536
Girolamo Savorgnan, poi vescovo di Sebenico, primo dei pievani di casa Savorgnan a Flambro, fu immesso nel possesso della pieve.
8.5.1591
Morì a Roma il pievano Girolamo Savorgnan. Con testamento del 7.3.1590 aveva lasciato un legato alla chiesa di Flambro.
1593
Il pittore Daniele Delfino eseguì alcuni affreschi nel soffitto della chiesa di Santa Maria.
15.10.1595
Il vicario foraneo Giuseppe della Forza visitò la chiesa plebanale di Flambro. Il giorno successivo si recò a Virco ed alle chiese di San Giovanni Battista e Sant’Antonio abate.
18.12.1646
Morì Ottavia Pepoli, seconda moglie, ora vedova, del marchese Mario Savorgnan. Aveva lasciato un legato di 6 messe, da pagarsi con le rendite di un campo posto in San Vidotto, come risulta da un atto del 1642.
15.3.1651
Morì a Flambro il conte Giulio Savorgnan, già pievano dal 1619 al 1641. Fu sepolto nel cimitero e le sue spoglie, il 7 novembre 1653, furono traslate nella chiesa di Santo Stefano a Udine, dove riposano tanti illustri Savorgnan.
3.5.1717
Il conte Giovanni Savorgnan, podestà di Chioggia e fratello del pievano, donò le reliquie di Santa Croce.
15.9.1727
Fu benedetto il nuovo altare maggiore, che ancora oggi si vede.
16.11.1727
Vennero per la prima volta solennemente esposte in chiesa le reliquie dei Santi Felice e Fortunato, donate dal conte Giovanni Savorgnan.
23.2.1728
Fu concesso un privilegio alla confraternita del Santissimo Sacramento.
2.9.1729
Fu demolito l’antico campanile annesso alla chiesa mentre fu restaurata e dotata di campane la torre della porta della cortina.
21.8.1732
Si tenne una processione generale di tutta la pieve alla Beata Vergine delle Grazie di Udine, per implorare la pioggia. Vi parteciparono il vicario di Flambro, i parroci di Talmassons e di Bertiolo, otto cappellani, dieci sacerdoti e cinque chierici che accompagnavano oltre duemila persone, con cinquanta croci.
12.10.1735
Fu posata la prima pietra della chiesetta di palazzo Savorgnan.
21.6.1736
Il fonte battesimale della chiesa di Santa Maria fu spostato dal lato settentrionale a quello meridionale della chiesa.
12.8.1736
Fu benedetta la chiesetta di palazzo Savorgnan.
12.5.1737
Fu celebrata la prima messa sul nuovo altare di San Giuseppe, al quale fu poi concesso un privilegio, il 6 settembre dello stesso anno.
31.5.1738
Alle ore 12 circa la principessa Maria Amalia di Polonia e suo fratello principe Federico Cristiano percorsero la Stradalta, diretti a Napoli.
25.3.1741
Sul campanile fu posto un orologio.
31.10.1753
Poiché esistevano sempre i problemi di confine fra l’Impero e la Serenissima, nel 1752 si diede vita ad un congresso per tentare la risoluzione dei contrasti. Il congresso terminò il 16 settembre 1756 quando i due governi ratificarono i trattati firmati dai due rispettivi commissari plenipotenziari. I capitoli del trattato furono però sottoscritti, ratificati e messi in pratica esecuzione indipendentemente dalla ratifica complessiva del 16.9.1756. Il capitolo riguardante i confini tra Flambro e Virco fu sottoscritto appunto il 31.10.1753.
7-8.12.1785
Furono controllati i confini fra Virco (austriaco) e Flambro (veneto) per accertare che corrispondessero a quelli definiti con il trattato del 1756. La commissione verificatrice ordinò che fossero rifatti i due capitelli di confine, posti a suo tempo sulla Stradalta, che erano stati smantellati.
1796
Al comune di Flambro fu comandato di inviare 8 soldati delle cernide al Servizio Pubblico. Le spese di mantenimento erano a carico del comune stesso che, per sopperirvi, decise di tassare le terre, le persone e gli animali. Era uno dei sintomi, che il paese avvertì, dei prossimi avvenimenti, che dovevano portare alla caduta della Repubblica di Venezia.
19.2.1797
Giovanni Biasioni, agente dei Savorgnan in Flambro, scrisse a Venezia, dicendo di aver saputo che diecimila soldati ungheresi sarebbero venuti in Friuli la settimana successiva e che 1200 di essi si sarebbero accantonati a Flambro.
4.10.1797
Passarono per la Stradalta, diretti a Palmanova, duemila soldati francesi.
11.1.1798
Settecento fanti tedeschi si accantonarono nella villa Savorgnan e vi rimasero fino alle ore dodici di due giorni dopo. La sera del 14 l’operazione si ripetè con cinquecento soldati di cavalleria, sempre tedeschi.
19.10.1805
Una banda di soldati francesi, di passaggio a Flambro, svaligiò l’archivio plebanale, asportando molti documenti e commettendo altre violenze. La chiesetta di San Giovanni Battista, già in cattivo stato, che era stata usata per l’accantonamento, fu abbandonata ed in tal giorno si celebrò l’ultima messa.
20.7.1809
Il conte Antonio Savorgnan, del ramo del Torre, cedette tutti i suoi beni al gioielliere veneziano Antonio Moro, in parziale pagamento dei suoi debiti.
20.5.1827
Il popolo si recò in processione alla chiesa di San Giovanni Battista e lì don Antonio Gressani, posò la prima pietra del nuovo edificio. La pietra fu posata nelle fondamenta a metà del muro orientale, dietro l’altare.
22.6.1828
Fu solennemente benedetta da don Antonio Gressani la nuova chiesa di San Giovanni Battista. Don Giacomo Toneatto, di Flambro, celebrò la messa. Due giorni dopo si celebrò per la prima volta, dopo 23 anni, la solennità del santo.
25.12.1829
Venne posta l’epigrafe sopra la porta della chiesa di San Giovanni. Fu scritta da don Pietro Braida, canonico di Udine, ed appartenente a quella famiglia Braida che aveva grandi interessi economici a Flambro.
13.3.1834
Francesco Girelli Savorgnan, ultimo pievano della famiglia, morì in casa Moro a Zugliano e fu tumulato due giorni dopo in quel cimitero.
1834-1835
Una devastante siccità colpì la zona: si asciugarono le rogge, i mulini si fermarono per nove mesi , si asciugarono perfino i pozzi. Solo quello della piazza restò in funzione. Esso crollò però il 19 novembre 1834 e fu riaperto il 28 dello stesso mese, in forma provvisoria. Vi si accedeva al fondo, per attingere acqua, per mezzo di scale. Nel maggio del 1835 fu sistemato in muratura e solo nel dicembre dello stesso anno vi fu definitivamente applicato un verricello.
25.5.1835
La prima rogazione fu fatta in luoghi dove mai si era fatta, per implorare la pioggia. Si iniziò per la strada Gran Levada fin oltre la campagna detta Maschis e poi si seguì la roggia verso ponente fino al paludo della Brusada. Si prese poi la strada omonima risalendo al paese.
15.8.1835
Si ritornò a celebrare nella chiesa plebanaie dopo che per un mese si erano interrotte le funzioni per poter cambiare il pavimento. Nel frattempo si era celebrato nell’oratorio Savorgnan.
31.5.1837
Verso sera ci fu un temporale catastrofico che distrusse i raccolti di tutto il circondario.
9.11.1862
Il protonotario apostolico don Carlo Filipponi, parroco di Sant’Odorico a Udine, benedisse il nuovo cimitero di Flambro che, secondo le vigenti disposizioni emanate ancora in epoca napoleonica, fu costruito a distanza dall’abitato.
27.7.1866
Nel corso degli avvenimenti della terza guerra di indipendenza anche il nostro paese fu interessato da movimenti militari. In questo giorno, sulla Stradalta si collocò il quartier generale del primo corpo d’armata, mentre nei pressi del paese si dispose la quinta divisione.
28-29.7.1866
Mentre il primo corpo d’armata si era spostato in seconda linea, a Nord-Ovest di Palmanova, qui si era schierato il corpo di riserva, con il quartier generale a Flumignano e le brigate a Flambro, Lumignacco e Campoformido.
Pagina aggiornata il 29/08/2023